Parallelamente all’iter di riforma generale del sistema tributario italiano avviatosi con l’approvazione, per ora in bozza, del testo della Legge Delega, continua in Parlamento il percorso di riforma del sistema della riscossione. Ai fini di una ridefinizione della disciplina legislativa dei crediti di difficile esazione e per l’efficientamento del modello esattivo, la VI Commissione Permanente Finanze e Tesoro del Senato della Repubblica impegna il Governo a procedere ad una complessiva ed organica revisione del sistema della riscossione, da attuarsi insieme alla riforma della giustizia tributaria.
L’ambizioso processo è stato innescato a seguito della constatazione del fallimento del sistema della riscossione che ha trovato, proprio nel Covid-19, l’apice delle sue difficoltà. L’articolo 4, comma 10, del DL n. 41 del 2021 impegnava il Ministero dell’Economia e delle Finanze, entro sessanta giorni dalla sua entrata in vigore, a trasmettere alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, una relazione contenente i criteri per procedere alla revisione del meccanismo di controllo e di discarico dei crediti non riscossi.
Dalla relazione fatta pervenire, come un mantra, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ribadisce i mali del sistema della riscossione.
L’attuale magazzino di crediti sostanzialmente inesigibili, accumulato nel corso degli ultimi venti anni, ha impiegato ingenti risorse in attività sostanzialmente inutili. Le performance, di molto inferiori rispetto ad altri paese europei, hanno prodotto un magazzino di ruoli da riscuotere di oltre 999 miliardi di euro, di cui solo una piccola parte effettivamente riscuotibile mediante le procedure di rateazione.
In un sistema in cui, anacronisticamente, sono i contribuenti adempienti a finanziare, mediante l’aggio della riscossione, l’attività di recupero delle posizioni inesigibili, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, superando il sistema dualistico attualmente vigente, persiste nel chiedere un alleggerimento del magazzino dei ruoli attraverso il discarico dei crediti inesigibili, cosicché le risorse attualmente impiegate in difficili operazioni di recupero siano utilizzate nella prevenzione e contrasto dell’evasione, da fronteggiarsi attraverso l’interazione delle banche dati già a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria, quali la banca dati della fatturazione elettronica, la banca dati dell’anagrafe tributaria e l’anagrafe dei rapporti finanziari per le giacenze sui conti correnti.
Per tali ragioni, secondo il Ministero competente, appare necessario attribuire maggiori poteri di indagine e controllo periodico al nuovo soggetto riscossore, contestualmente ridefinendo i caratteri di inesigibilità delle posizioni e prevedendo l’implementazione di banche dati interoperabili, migliorando anche la frequenza di aggiornamento di quelle già disponibili. Un processo di graduale integrazione fra Agenzia delle Entrate ed Agente della Riscossione finalizzato al consolidamento dei poteri di indagine e controllo, pur nel rispetto, per ora dichiarato, della disciplina di protezione dei dati personali.
Lo schema di risoluzione proposto dai relatori della VI Commissione permanente, facendo proprie le lagnanze del Ministero dell’Economia e Finanze, delinea, per punti, il futuro sistema della riscossione. Al fine di alleggerire il magazzino attualmente giacente la risoluzione prevede la revisione dell’attuale meccanismo dell’inesigibilità disciplinato dagli articoli 19 e 20 del DLGS n. 112 del 1999, nel senso di consentire il discarico automatico dei crediti realmente inesigibili. Tale operazione, secondo le intenzioni espresse, verrebbe combinata con un potenziamento dell’intero sistema della riscossione che preveda l’assegnazione di maggiori risorse strumentali e di personale e di maggiori poteri di indagine e controllo periodico al soggetto riscossore. Inoltre, in memoria delle conclusioni della recente Sentenza n. 120/2021 della Corte Costituzionale, la Commissione indica al Governo di superare l’attuale sistema di remunerazione dell’Agente della Riscossione basato sul riconoscimento dell’aggio sulle somme incassate. Con l’obiettivo di superare definitivamente l’attuale sistema duale, si propone l’attribuzione a favore all’Agenzia delle Entrate del controllo dell’attività della riscossione, con un’integrazione di governance e di strutture.
In tema di attualità sono di particolare interesse i passaggi dedicati alla ripresa della riscossione dopo la crisi pandemica. Secondo il documento parlamentare, dopo il lungo periodo di sospensione dell’attività, risulta necessario valutare l’opportunità di prorogare i termini per il versamento delle rate dovute per la definizione agevolata dei carichi, di procedere ad una estensione a 150 giorni del termine per il pagamento delle cartelle notificate nei mesi successivi la ripresa delle attività di notifica e riscossione, nonché di prevedere modalità di rientro graduale dei debiti derivanti dai piani di rateizzazione sospesi nel periodo compreso dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021, eventualmente rimodulando i piani originari. Inoltre, in maniera quasi sorprendente per la sua banalità, si propone che, decorso un certo numero di rate non pagate e prima che si verifichi la decadenza dai piani di dilazione, l’Agente della riscossione invii al debitore un preavviso di decadenza che consenta a quest’ultimo di evitare ulteriori conseguenze negative.
Nelle more del documento trovano spazio, rispettivamente, la riforma della giustizia tributaria, affidata ad un giudice speciale tributario, a tempo pieno e nominato previo concorso pubblico, e quella del sistema sanzionatorio, prevedendo delle sanzioni proporzionate alla gravità dell’illecito contestato avendo riguardo, in particolare, alle fattispecie di mancato versamento delle imposte dovute e regolarmente dichiarate, ma non pagate per comprovate difficoltà economiche.
Ancora lontani da un disegno credibile di riforma del sistema, benché con i ritardi che attanagliano l’attività parlamentare, lo schema di risoluzione approvato ha il pregio di riproporre il tema dimenticato della riscossione. Mentre l’attività di recupero, già tornata a regime dal primo di settembre, rischia di minare il sistema economico con l’inevitabile decadenza dei piani di rateazione dovuta all’accumulo, nel periodo di sospensione, di almeno dieci rate non pagate, l’esecutivo sembra aver dimenticato quella che, secondo un criterio di priorità, doveva rappresentare la principale riforma.